201609.29
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IMPERIA.IL COMUNE INCASSA 6,5 MILIONI DI EURO.”CAPACCI NON TOCCHI QUEI SOLDI. SONO DEL PORTO”ESPLODE LA RABBIA DEGLI OPERATORI DEL PORTO

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Esplode la rabbia degli operatori del porto turistico a poche ore dall’annuncio del Sindaco di Imperia Carlo Capacci dell’accordo con le Assicurazioni Generali per una transazione da 6.5 milioni di euro a copertura delle fideiussioni per la mancata realizzazione delle opere del porto turistico. Il malumore degli operatori deriva dalle prime dichiarazioni dell’amministrazione sul possibile utilizzo dei fondi, ovvero per sanare il bilancio, per la pulizia dei corsi d’acqua e per la riasfaltatura delle strade.

“Quei soldi sono del porto – tuonano Marco Cuppari, Alessandro Dolla e Giancarlo Dolla – Il Comune da anni è latitante. Il porto è sporco, ci sono i topi, le palazzine sono abbandonate a se stesse, nel degrado, i capannoni sono ancora sotto sequestro, l’autorimessa è uno stagno. Questi soldi non sono del Comune e neanche della città, ma sono del porto e delle persone che in tutti questi anni hanno sofferto. Persone che sono rimaste senza lavoro, che non si sono viste pagare un euro di stipendio, che sono rimaste implicate in processi poi terminati con assoluzioni o prescrizioni. Noi lavoriamo in quattro metri per poter sbarcare il lunario. E quello che ci sentiamo dire è che questi soldi verranno usati per ripianare i debiti del Comune? Non è giusto, quei soldi erano per il porto e devono rimanere al porto. Gli assessori e il Sindaco si dimentichino di utilizzarli per raggiungere altri obiettivi, magari per farsi belli in vista della prossima campagna elettorale”.

“Se solo un euro di questi – proseguono gli operatori – verrà utilizzato al di fuori del porto turistico, inizieremo una battaglia legale per veder riconosciuti i nostri diritti. Siamo pronti a chiedere i danni al Comune di Imperia.Acquistare il porto turistico costa 7.5 milioni di euro? Bene, il Comune ne ha 6.5, li usi per acquistare il porto. In caso contrario il Comune si faccia da parte e passi la palla a un privato, perché noi siamo stufi di essere presi in giro”.

“Ma in Comune si rendono conto delle condizioni in cui versa il porto turistico? – continuano gli operatori – I capannoni artigiani sono chiusi, non ci sono le fogne. E il bello è che dicono che i capannoni sono chiusi proprio a causa della mancanza delle fogne. E allora perché non chiudono anche gli uffici della Go Imperia e le cave nautiche? Il Comune di Imperia spende ogni anno 120 mila euro per pulire le fosse biologiche. Con quei soldiavrebbero potuto tranquillamente realizzare le fogne. Non parliamo poi del travel lift, le tariffe sono aumentate dell’85% e, beffa delle beffe, siamo a noi a fornire uomini e gasolio alla Go Imperia. Paghiamo l’acqua 6 euro al metro cubo. Ma vi rendete conto? Probabilmente è la tariffa più alta d’Italia. Hanno detto che il porto è degli imperiesi, ma si sono dimenticati di dire che i cittadini pagheranno per i prossimi 50 anni per avere questo porto. Questa città è allo sbando, le Vele d’Epoca hanno fatto pietà, c’erano poche imbarcazioni e in banchina non c’era nessuno”.

“La realtà dei fatti – concludono gli operatori – è che a questa amministrazione non gliene frega niente della città. Bene hanno fatto Serafini e Oneglio ad arrabbiarsi. Noi avevamo chiesto di poter abbellire Calata Cuneo con delle fioriere davanti agli yacht, nulla, non è mai arrivata alcune risposta. Il depuratore puzza terribilmente, a due passi dagli yacht. E questo sarebbe turismo? Qualcuno vada a visionare i bilanci della Go Imperia. Il Comune continua a prendere soldi dalla Go Imperia per organizzare manifestazioni, non ultima Miss Italia. I soldi della Go Imperia devono rimanere qui, per il porto. Il Comune faccia il Comune e la Go Imperia faccia la Go Imperia. La Go Imperia non è il bancomat del Comune. Le aziende che lavorano sul porto pretendono rispetto. Capacci non si metta in testa di utilizzare i soldi delle fideiussioni per sistemare il bilancio. In caso contrario dalla prossima settimana partiranno le nostre richieste danni”.