Nel mese di dicembre dell’anno 2006 il Comune di Imperia affida alla Società Porto di Imperia s.p.a. la concessione demaniale relativa all’approdo di Porto Maurizio: Porto di Imperia s.p.a., che appartiene per un terzo al Comune, per un terzo a privati e per un terzo alla Società Acquamare s.r.l., facente parte del Gruppo Acqua Pia Marcia dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone, avrà cinque anni di tempo per realizzare il nuovo porto turistico e, una volta completato, lo gestirà per i successivi cinquant’anni. Porto di Imperia s.p.a. affida ad Acquamare s.r.l. la realizzazione delle opere portuali “ a mare ” ( moli, pontili e banchine ) e “ a terra ” ( parcheggi ed edifici ad uso commerciale e residenziale ). Come compenso per i lavori, Acquamare s.r.l. riceverà la disponibilità cinquantennale del settanta per cento dei posti barca e degli edifici a terra. Inoltre Acquamare s.r.l. ottiene da un “ pool ” di importanti banche italiane un finanziamento di centoquaranta milioni di euro, da destinare ai lavori di realizzazione dell’approdo. Nel 2010 le opere a mare risultano quasi completate e, benchè non ancora collaudate, Acquamare s.r.l. ne avvia, con la fattiva collaborazione di Porto di Imperia s.p.a., la commercializzazione, cedendo a terzi buona parte del settanta per cento dei posti barca ( con relativi parcheggi pertinenziali ) che le sono pervenuti come corrispettivo per i lavori. Così, privati e Società investono nell’” acquisto” dei posti barca circa centonovanta milioni di euro e cominciano a fruire dell’approdo turistico, fidando nel suo rapido completamento ( opere a terra ) e nel suo collaudo positivo.

In realtà, nel corso del 2011 la situazione precipita. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia avvia indagini, all’esito delle quali viene arrestato l’imprenditore Francesco Gaetano Bellavista e vengono sottoposti a procedimento penale, oltre a lui, una serie di soggetti che hanno partecipato, nella qualità di funzionari del Comune e di amministratori di Porto di Imperia s.p.a., all’affidamento della concessione demaniale, all’appalto di lavori ad Acquamare s.r.l. ed agli accordi relativi al corrispettivo accordato ad Acquamare s.r.l. L’accusa è, sostanzialmente, di truffa ai danni del Comune, con ingiustificato profitto a favore di Acquamare s.r.l. I lavori di completamento del porto si bloccano e le opere a terra non verranno mai realizzate. Negli anni emergono difetti strutturali del realizzato: il parcheggio interrato risulta perennemente allagato, si verificano fenomeni di insabbiamento dell’area portuale, vengono sottoposti a sequestro molti posti barca perchè si riscontra il pericolo di cedimenti strutturali delle banchine, a volte le bitte cedono, e così via. Nel corso del processo penale emerge il fatto della mancanza dei documenti necessari alla verifica di collaudabilità del porto. Chi ha acquistato un posto barca subisce il pregiudizio al godimento del bene conseguente alla totale mancanza di “ opere a terra ” ( a parte i pontili e le banchine, il resto dell’approdo è, di fatto, un cantiere in abbandono ) e vede azzerato il valore del suo investimento: nessun terzo comprerebbe un posto barca in un approdo incompleto, disagiato e mai collaudato.

I titolari di posto barca aderenti ad APPI ritengono che tale situazione sia direttamente riconducibile alle attività ed alle omissioni colpevoli del Comune di Imperia, di Acquamare s.r.l., di Caltagirone Bellavista e degli altri imputati nel procedimento penale che si svolge davanti al Tribunale di Torino, oltre che riconducibile a colpa di Porto di Imperia s.p.a. Pertanto assumono due iniziative giudiziali: si costituiscono parte civile nel procedimento penale e avviano un procedimento civile dinanzi al Tribunale di Imperia, con l’obiettivo sostanziale, in entrambi i giudizi, di conseguire il risarcimento dei danni. La situazione col tempo si deteriora ancora di più: nel mese di maggio 2014 Porto di Imperia s.p.a. viene dichiarata fallita dal Tribunale di Imperia ma nel gennaio 2015 la Corte d’Appello di Genova annulla il fallimento e, attualmente, si aspetta che la Corte di Cassazione dica in proposito l’ultima parola. Nel dicembre 2014 il Comune di Imperia dichiara la decadenza della concessione accordata a Porto di Imperia s.p.a. nel 2006 e affida l’area portuale ad una sua Società, Go Imperia s.r.l., che ottiene dal Fallimento Porto di Imperia s.p.a. l’affitto della azienda porto, impegnandosi ad acquistarla ( per circa sette milioni di euro: ad oggi, tuttavia, non possiede le risorse necessarie all’acquisto ). Peraltro la decadenza della concessione demaniale del 2006 è ancora all’esame dei giudici: si aspetta una pronuncia definitiva in proposito dal Consiglio di Stato. Nel gennaio 2015 il Tribunale di Roma dichiara il fallimento di Acquamare s.r.l., la quale non ha mai rimborsato nulla alle banche che nel 2007 le avevano accordato il finanziamento di centoquaranta milioni di euro. Go Imperia s.r.l., anch’essa convenuta nel giudizio civile promosso dai titolari di posto barca aderenti ad APPI, va affermando che la decadenza della concessione del 2006 comporterebbe il venir meno dell’acquisto dei loro posti barca e pretende di porsi come unico soggetto titolato a disporre di essi. Contesta, in sostanza, la titolarità dei posti barca in capo a coloro che li hanno a suo tempo pagati e, in concreto, ne ostacola il godimento, pretendendo di imporre nuovi e più onerosi “ contratti di gestione ” e pretendendo di vietare ai titolari di consentirne l’uso a terzi.

APPI si oppone a tutto questo, rivendicando con forza la titolarità dei posti barca in capo a coloro che li hanno acquistati e pagati. APPI, tramite i propri legali che si occupano dei profili civilistici, amministrativistici e penali della controversa vicenda del porto, tutela in ogni sede i diritti degli Associati e coltiva, attualmente, sia il giudizio civile risarcitorio pendente davanti al Tribunale di Imperia, sia il giudizio penale che, ormai al suo secondo grado, si sta svolgendo davanti alla Corte d’Appello di Torino. APPI invita tutti i titolari di posto barca ad aderire alla Associazione ed a partecipare a tutte le iniziative, giudiziali e stragiudiziali, di tutela dei loro diritti.